Com’è nato il mio logo

Jeff Bezos, CEO di Amazon, lo sintetizza in una semplice frase: “Il tuo brand è ciò che gli altri dicono quando non sei nella stanza”

 Mi piace questo pensiero e credo calzi a pennello per il mio logo, che non è solo la F delle iniziali del mio nome e cognome: Francesco Fanti.

È semantica dei paesaggi del mondo che ritraggo e della mia anima al tempo stesso.

Quando l’ho visto per la prima volta ho pensato alla curva sinuosa delle colline che da tutta la vita ho abitato. Quando ho osservato il disegno ci ho visto le onde del mare. Quando l’ho sentito era la curva sinuosa di un violino. In ogni caso la musica che mi ha trasmesso questo schema di contrasti l’ho sentita mia, esattamente come la melodia che mi risuona nella mente quando fotografo, nei tempi e nei luoghi naturali che amo.

Questi bianchi e neri che si incastrano perfettamente non rappresentano solo i risultati di uno scatto ben fatto, ma esemplificano virtuosamente il convogliare dei picchi emozionali della mia vita, in una inquadratura di mirino, in un luogo tutto sommato fisicamente confinato, dove possono finalmente ritrovare il loro equilibrio e divenire infiniti.

Infiniti come i sentimenti che una fotografia può generare, quando si decide di entrarci dentro e viverla.

Dentro al mio logo potete vedere tantissime immagini, sentire differenti vibrazioni, essere liberi di trovarci il bianco e il nero, la luce e le ombre, a seconda dei vostri stati d’animo, perché è la stessa cosa che vorrei fosse raccontata di me quando non ci sono in una stanza, ma in essa soggiornano i miei scatti fotografici: i miei alterego.

Se solo uno di voi riesce a raccontare un mio scatto, anche solo con la più minuscola emozione, qualunque essa sia, positiva o negativa, allora avrete narrato di me un intero romanzo ed io sarò felice. È questo il mio “Ikigai”, la ragione per cui nella mia professione, ho deciso di essere semplicemente quello che vedete nelle mie fotografie e nulla più.